Nell’ottobre del 1888, due donne e due uomini camminano in un giardino di Leeds, in Inghilterra. Cosa c’è di speciale in questa situazione? Il fatto che ancora oggi, dopo più di 130 anni, si possono ancora vedere queste quattro persone camminare per 2 secondi consecutivi.
Si tratta di Roundhay Garden Scene, uno dei primi filmati mai registrati, spesso considerato come il primo della storia. C’è invece chi sostiene che il primo caso di riproduzione del movimento su pellicola risalga almeno all’anno precedente, quando lo stesso “regista”, Louis Le Prince, scattò 16 fotografie ad una velocità di 32 fotogrammi al secondo raffiguranti un uomo che gira all’angolo di una strada, e che riprodotte rapidamente mostrano fluidamente i movimenti. Ad ogni modo, è in questi anni che vengono prodotti i più antichi esempi di immagini cinematografiche ancora oggi esistenti, prima ancora che Thomas Edison o i Fratelli Lumière presentassero al pubblico il kinetoscopio e il cinematografo.
Da allora le tecnologie si sono evolute con il cinema sonoro, poi con il colore, poi con il digitale. I film sono stati proiettati su grandi schermi, sono stati trasmessi nelle case delle persone grazie alla televisione, oggi in molti casi possono essere visibili ovunque ci sia una connessione a internet. Ma da più di un secolo, tutte queste immagini hanno lo stesso obiettivo: raccontare visivamente qualcosa.
Raccontare non significa solo inventare una storia, ma anche mostrare la realtà e farla conoscere. Che si tratti di un film, un documentario o una pubblicità, qualsiasi immagine in movimento racconta qualcosa. Anche un video di due secondi che mostra quattro persone che camminano in un giardino. Nel caso di Roundhay Garden Scene, un semplice istante di vita quotidiana viene mostrato per la prima volta così come si vede il mondo: in movimento. Oggi, con strumentazioni diverse e più avanzate, è diventato molto più semplice rivivere e condividere ricordi o conoscere qualcosa che non si ha mai avuto la possibilità di vedere personalmente. Le immagini in movimento permettono di abbattere, almeno in parte, le barriere di spazio e tempo. Questa è la loro enorme potenza narrativa.
Interessantissimo!!
Grazie mille Georgiana!